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Non capita di frequente che il corpus di un autore antico si arricchisca in epoca moderna, ma per Galeno questo è avvenuto: un manoscritto riemerso nel 2005 in un monastero di Salonicco ha restituito quello che costituisce a tutti gli effetti il "nuovo Galeno". La prima delle opere ritrovate, il "De indolentia", è un'epistola in cui il grande medico, dopo aver perso tutto nell'incendio che devastò Roma nel 192, scrive di come sia riuscito a far fronte al dolore della privazione: le sofferenze, afferma, non devono spaventare, finché si può conversare con un amico o farsi leggere un libro. Nella seconda, il "De propriis placitis" - probabilmente la sua ultima -, Galeno affronta invece il tema della concezione dell'anima, e nel farlo ripercorre i capisaldi del proprio pensiero.